Cani

Perché’ i cani non possono entrare in una riserva naturale?

Un animale d’affezione come il cane potrebbe incontrare nell’area protetta animali selvatici, i quali anche quando non direttamente attaccati, lo percepiscono come un vero e proprio predatore subendo di conseguenza un forte stress.

Anche solo la presenza di escrementi liquidi o solidi lasciati dal passaggio di un cane – pure condotto al guinzaglio – indica agli animali selvatici (attraverso il loro sviluppato olfatto) un reale pericolo inducendoli alla fuga con disturbo all’intero ecosistema.

Il divieto di introdurre cani – sia al guinzaglio o ancor peggio se liberi – è inoltre determinato dal fatto che gli stessi possono essere vettori di molte patologie parassitarie e infettive pericolose per la fauna selvatica, la quale, a differenza degli animali domestici, non può ricevere le cure in caso di contagio.

Tra le malattie più pericolose che i cani possono trasmette, vi sono il cimurro, la leptospirosi, la rogna, le parassitosi intestinali con possibili zoonosi (malattie trasmissibili all’uomo).

La Riserva naturale regionale e la Zona Speciale di Conservazione Valpredina e Misma, sono aree deputate alla conservazione degli ecosistemi e la biodiversità, dove disturbare le specie animali selvatiche è vietato per legge; il mancato rispetto di questa norma implica una sanzione amministrativa.

Le regole per la conservazione degli ambienti naturali non devono essere intese come limitazioni delle libertà personali, ma come necessarie precauzioni per poter tramandare il patrimonio naturale alle future generazioni.

Si ricorda che comunque oltre le regole di tutela delle aree protette, anche in un qualsiasi luogo pubblico (cosi anche un sentiero) il cane deve sempre essere condotto al guinzaglio, potendosi trasformare in un pericolo per la pubblica incolumità derivante da ungulati selvatici che rincorsi dai cani possono raggiungere strade e centri abitati e provocare gravi incidenti.

 

Si ringrazia per la collaborazione.                      La Direzione

All’interno delle Riserve Naturali, a livello Europeo, vi è il divieto di introdurre cani; per cercare di far comprendere ai visitatori la motivazione di questo divieto citeremo qui di seguito un articolo tratto dalla rivista “Della Natura d’Italia –  Parchi e Riserve” N.1 Febbraio 2008 edizioni Edinat.

Il cane è un animale “domestico” e la sua storia di addomesticazione è lunga quanto la civiltà umana. Avvenne per favorire alcune attività antropiche: essenzialmente la caccia ai selvatici, la cura delle greggi, la difesa dei villaggi e dei loro abitanti.
Nell’analisi della storia del rapporto uomo-cane e nel confronto tra essi e il mondo “non domestico” sta la risposta.
Parallelamente è evoluto il rapporto delle prede nei confronti dei canidi, sia selvatici, sia addomesticati dall’uomo, dai quali hanno dovuto imparare a difendersi.
Oggi che i cani, soprattutto in città, svolgono un ruolo affettivo, di “compagni di vita” anziché di strumento di lavoro, può sembrare crudele escluderne l’accompagnamento in aree ad elevata naturalità.

Purtroppo ciò è necessario: un’area naturale prevalentemente “selvatica”, se abitata da specie che nutrono nei confronti del cane un terrore atavico, è incompatibile con la loro presenza.
Il cane anche se controllato dal suo accompagnatore (sempre che quest’ultimo sia in grado di farlo perché anche l’animale più docile ed educato di fronte al “selvatico” sente ferocemente l’istintivo richiamo alla caccia), lascia tracce del proprio passaggio, quali peli, fatte, odori, terrorizzando le sue potenziali prede e inducendole a comportamenti innaturali.
Così, spesso, gli animali selvatici abbandonano i propri piccoli, si disperdono dal branco, fuggono dal territorio comunemente occupato che conoscevano, tentando di rifugiare in luoghi a loro sconosciuti, esponendosi così a pericoli, quali l’attraversamento di strade o l’invasione di aree urbane.
Ecco perché nelle aree naturaliformi, quali parchi urbani in genere, aree agricole o comunque aree a bassa presenza di specie selvatiche, il cane, se ben accudito e controllato, non è causa di problemi; invece, laddove esistono aree ad elevata naturalità, con presenza di animali selvatici,
il cane non dovrebbe essere ammesso, neppure al guinzaglio.
Dario Furlanetto